giovedì 31 ottobre 2013

Vintage Halloween!

BUON HALLOWEEN A TUTTI!


La festa di Halloween fu portata negli Stati Uniti nel 1800 dagli immigrati irlandesi e scozzesi. La produzione di massa dei costumi prese piede dagli anni 30 e prima di questo la maggior parte dei
costumi era realizzata a mano, autoprodotta insomma. Carta, sacchetti, cera, trucchi, il tutto ispirandosi a dei
veri incubi. 

1910

Niente supereroi, niente principesse, vampiri o streghe( come li intendiamo noi), solo puro TERRORE!
E una buona dose di assurdità, dovrei aggiungere. In poche parole, fantastici, dei veri FREAKS!
Un'ottima alternativa al costume da infermiera sexy imbrattata di sangue, che dite?





1922
1920

1951






Vi segnalo anche una super-vintage-halloween-festa, questa sera a Milano, ispirata ai B-Movies e con ingresso gratuito
Link dell'Evento du Facebook



( foto prese da: FLAVORWIRE e DAILYBEST )




Dolcetto o Scherzetto?
Love, Marla 

mercoledì 23 ottobre 2013

SULLA LUNA.



La manicure a mezza luna ( half moon manicure o reverse french manicure) nasce negli anni 20 e  rimane un must fino agli anni 40. A me piace tantissimo, la trovo davvero elegante pur essendo semplicissima, così ho pensato di proporvi un tutorial su come realizzarla passo per passo :)


Negli anni 20, non solo si lasciava libera la lunetta, ma anche la punta dell'unghia, in questo modo si manteneva lo smalto più a lungo, senza bisogno di ritocchi.





Dalla fine degli anni 30 in poi, si iniziò a colorare l'intera unghia lasciando la lunetta vuota, ed è propriamente questa la manicure a mezza luna, tanto amata dalla star del Burlesque, Dita Von Teese.


Dita Von Teese


La gamma dei colori più usata all'epoca era sui toni del rosso, del rosa, dell'arancione. Noi potremo sbizzarrirci con quelli che più ci piacciono, dal nero, al blu, al verde e così via.
Per la base- la nostra mezza luna- invece ci sono due possibilità: il colore neutro dell'unghia -trasparente oppure un colore più chiaro di quello che abbiamo scelto (bianco, perla, rosa carne etc.)





Per questo tutorial però ho pensato di rimanere sul classico rosso, con una base trasparente. La manicure veniva fatta a mano libera, noi per comodità, velocità e per evitare di pasticciare useremo un piccolo trucchetto. 


Ecco cosa abbiamo bisogno:

- smalto scuro 
- smalto chiaro o trasparente
- salvabuchi




Io in questo tutorial sto usando:
113 do you speak love? -  Essence

Lasting Color - smalto brillante - Pupa
salvabuchi ;)



 INIZIAMO!


1. Applichiamo la base trasparente sulle unghie e lasciamo ad asciugare qualche minuto. Successivamente tagliamo a metà i salvabuchi.



2.Applichiamo l'adesivo sull'unghia in modo da coprire la lunetta naturale ( possiamo scegliere se coprire un'area maggiore o minore a nostro piacimento).



3. Iniziamo a coprire col colore scelto l'intera unghia, e facciamo così per tutte le dita. ( Il mio consiglio è quello di fare una mano alla volta!! ).




 4. Togliamo l'adesivo quando il colore è ancora fresco.



 5. Lasciamo ad asciugare e sigilliamo il tutto con un altra passata di smalto trasparente.



Ecco a voi il risultato!







<3 Marla Von Duta 







The half moon manicure (also known as reverse french manicure)
was invented in the 20s and remained a must until the 40s. I like it very much, I think it's very elegant despite being simple and essential, so I made this step-by step tutorial to show you how to make it!

During the 20s both the lunula (little moon) and the nail tip were kept without nail polish to make the nail polish last longer without touch-ups.

From the end of the 30s women began to color the whole nail keeping only the lunula empty: this is the real half moon manicure, beloved by the burlesque star Dita Von Teese.

The colours used at the time were mostly shades of red, pink, orange. We can go wild with any colour we like, from black to blue to green etc.
For the base (the half moon) there are 2 options: you can keep the natural colour of the nail, using a transparent base or you can use a lighter colour (white, pearl, pale pink)



For this tutorial I stayed on classic and picked a red on transparent base. This manicure was done free-hand, but to save time and avoid mistakes we'll use a little trick.



We need:

- dark nail polish 
- light or transparent nail polish
- hole reinforcements



1. Apply the transparent base (or light colour) on your nails and let it dry. Then cut the hole reinforcements in half.



2. Apply the stickers on your nails, covering the natural little moons. You can choose to cover a bigger or smaller area.




3. Start covering the whole nail with the other colour. My advice is to make one hand at a time.






 4. Peel off the hole reinforcements when the polish is still wet.




 5. Let your pretty nails dry and seal the manicure with a transparent top-coat.


you're done!







<3 Marla Von Duta 


domenica 20 ottobre 2013

Hair artists: Sassoon e Vergottini



Il “caschetto” è uno di quei tagli di capelli diventato parte dell’immaginario collettivo. Le prime a portarlo furono le belle flapper-girls degli anni 20, una su tutte Louise Brooks. E’ un taglio di capelli nato dalla ribellione: i capelli “alla maschietta” e il make up pesante vennero adottati dalle giovani che bevevano, fumavano , si divertivano,  guidavano, lavoravano e amavano come gli uomini, sovvertendo i ruoli di genere che erano stati in vigore fino a quel momento per affermare il diritto delle donne di vivere la modernità e decidere per sé stesse. 



Il caschetto avrà lo stesso significato di liberazione della donna da determinati stereotipi di genere quando verrà riproposto 40 anni dopo da quello che forse è definibile il più grande parrucchiere della storia: Vidal Sassoon, morto nel 2012 a 84 anni.
Sassoon apre il suo primo salone nel 1954 a Londra e da subito la sua attitudine nell’arte dell hairstyling appare ben chiara: eliminare ossigenazioni, bigodini, pieghe voluminose, cotonature infinite, riccioli scolpiti e laccati all’estremo per tornare alla bellezza dei capelli naturali, scolpiti sapientemente in volumi geometrici ed essenziali che la cliente poteva mantenere a casa solo con un colpo di spazzola.  La sua ispirazione dichiarata era il  movimento artistico e architettonico della Bauhaus, e non si fatica a ritrovare la la stessa filosofia e lo stesso stile visivo nei suoi tagli di capelli – concepiti come vere e proprie architetture, Sassoon impiegava anche 3 ore per un bob-cut, tagliando millimetro per millimetro per creare col solo taglio i volumi giusti. Tra le clienti più affezionate la nostra cara Mary Quant, che tutt’ora porta un bob, che contribuirà a diffondere lo stile Sassoon nella Londra modaiola.




Dalla swinging london a Hollywood il passo è breve; la fama di Sassoon attraversa l’oceano : apre il suo salone in Madison Avenue nel 1965 a New York. La sua bravura  sarà consacrata ulteriormente con un altro taglio iconico, quello che farà a Mia Farrow sul set di Rosemary’s Baby :il pixie cut super-corto, androgino e dall’allure francese. Era il 1968.




 In Italia la stessa filosofia ispirerà una famiglia di storici parrucchieri: i Vergottini! Iniziano la loro attività di parrucchieri a Bergamo negli anni 40 divenendo subito richiestissimi, per poi aprire un salone in via Montenapoleone a Milano nel 1962 il quale attira la clientela più in voga grazie a tagli all’avanguardia contraddistinti dalla sfumatura a V sulla nuca. Era il loro marchio di fabbrica, ispirato alle migliaia di nuche maschili che zio Celeste Vergottini aveva  rasato in gioventù, assieme al metodo di lavaggio effettuato con acqua versata da brocche di rame per non rovinare i capelli e renderli più lucenti. I loro corti tagli geometrici furono presto sfoggiati da tutte le donne ricche e alla moda di Milano, anche da quelle a cui il particolare look, pensato specialmente per ragazze giovani e snelle, non donava molto. Le chiamavano per prenderle un po' in giro ''le vergottinate''.

Rita Pavone si fa tagliare i capelli da Celeste Vergottini


La Caselli si fa ritoccare il celeberrimo ''Casco d'Oro''
Lavoreranno anche per la RAI e tra le tante passeranno dalle loro mani Caterina Caselli, Raffaella Carrà, Rita Pavone… e una ragazza molto speciale: Valentina di Crepax. Il fumettista si ispirerà proprio allo stile Vergottini per creare la bellissima e disinibita Valentina, icona della sensualità su carta e simbolo di donne e ragazze “in evoluzione”, alla scoperta del proprio corpo e della propria libertà. Sarà criticata da alcune femministe che non vedevano di buon occhio le sue avventure erotiche e sognanti, ma che poi ammetteranno “volevamo tutte essere Valentina”. 





<3 mademoiselleJeanne




The ‘bob-cut’ is one of those haircuts that have become part of the collective imagination. The first ones to flaunt it were the beautiful flapper-girls in the 20s, like the movie star Louise Brooks. It was born by rebellion: the “boyish” haircut and the heavy make up were adopted by young girls who wanted to drink, smoke, drive, work and love like any male, subverting the gender roles  of the time and trying to affirm the women’s right to fully live the modernity  and decide for themselves.

The bob will carry the same values of emancipation when, 40 years later, the greatest hairdresser of all times proposed it again: Vidal Sassoon, who died 84 years old in 2012.
Sassoon opened his first hair salon in 1954 in London and soon made his attitude in hair-styling clear: no more bleaching, rollers, big perms, super backcombing or sculpted extra-hairsprayed curls, back to the beauty of natural glossy hair. He skillfully  sculpted the hair into geometric and essential volumes that the customers could easily recreate at home using only their brush.
His declared inspiration was the architectonic and artistic movement of Bauhaus, whose aim was to integrate art and industrial production - it is easy to find the same philosophy and the same visual style in his haircuts, that were conceived as real architectures. Sassoon could take up to 3 hours to make a satisfying bob-cut, cutting at millimeter-precision to obtain the perfect volumes with scissors only.
One of his most affectionate customers, Mary Quant helped to spread the style in the fashionable London (and she still has a bob nowadays!).
From swinging London to Hollywood, it is a small step and Sassoon’s fame crosses the ocean: he opens his New York based hair salon in Madison Avenue in 1965. His skills and fame will be further legitimated by another iconic haircut, the one he created on Mia Farrow for the movie Rosemary’s Baby:  the super-short androgynous pixie cut, full of French allure.
It was 1968.


In Italy the same hair-philosophy inspired a whole family of hairdressers: the Vergottini family. They started their hairdressing activity during the 40s in Bergamo, soon becoming very sought-after by the wealthy families; in 1962 they opened their historic salon in Milan, in via Montenapoleone. It attracted the most fashionable clients thanks to their avant-gard haircuts distinguished by the V-shaped nape taper. It was their trademark, inspired by the thousands male customers that uncle Celeste Vergottini had tapered in his youth,  along with the special mild washing method  for which was used only water in copper jugs to make hair shinier and healthier. Their geometric short cuts were soon flaunted by all the fashionable or rich women in Milan, even by the ones who didn't really look good with that particular style (they called them "Vergottinate''), which was thought especially for young and fit girls. 
They also worked for RAI (Italian State TV) styling all the Italian tv and music stars, like Caterina Caselli, Raffaella Carrà, Rita Pavone… and a very special girl: Crepax’s Valentina. The comic artist will take the Vergottini style as inspiration to create the beautiful and uninhibited photographer Valentina, ink-made sensuality icon and symbol of “evolving” women and girls discovering their bodies and their freedom. Harshly criticized by some feminists for her dreamy  psychedelic erotic adventures, they will later admit “we all wanted to be Valentina”.



<3 MademoiselleJeanne

giovedì 10 ottobre 2013

Couture Future, la moda del futuro



Mi presento, sono MademoiselleJeanne, l’altra metà di VenusInFurs (quella bassa!). Sul blog mi occuperò principalmente di articoli “storici”, non perché ne sia esperta ma semplicemente perché amo ricercare e studiare la cultura che ha pervaso le varie epoche storiche, soprattutto contemporanee, e condividere ciò che mi entusiasma. Il passato non è mai in realtà veramente passato, e può rappresentare una fonte di ispirazione inesauribile.
 Il focus sarà sulla moda, ma non mancheranno articoli tematici su musica, arte, personaggi, film e chi più ne ha più ne metta!


Gli anni 60 sono il mio decennio preferito nella storia della moda e della cultura, perché sembra che una vena artistica assolutamente inedita abbia pervaso tutto ciò che veniva prodotto (ovviamente sono consapevole che questo è solo ciò che appare ai miei occhi di ‘moderna’, la realtà era certamente molto differente dallo sguardo romantico che spesso gettiamo sul passato. Tuttavia quest’impressione permane) . La musica cambia autori e pubblico, diventa più che mai mezzo comunicativo facendosi portatrice di messaggi e ideali e trasformandosi in un fenomeno generazionale. I giovani si faranno carico di istanze riguardanti i diritti civili e umani, la politica, la dimensione famigliare ancora legata al patriarcato: le proteste universitarie in America e in Europa saranno il segno più visibile di un ribollire di contestazione, sperimentazione artistica e tentativi di elaborazione di nuovi stili di vita sotto il segno della rottura con un passato visto come  ipocrita, perbenista e conservatore.    

L’estetica innovativa e ancora attuale è stata parte e riflesso della rivoluzione culturale che la società ha sperimentato in quei 10 anni.

Se i primi anni 60 presentavano un’estetica in linea con quella degli anni appena trascorsi, con lunghezze castigate e una femminilità accentuata e tradizionale, una rivoluzione nella moda si stava preparando.
Con la diffusione del “pronto moda”, ovvero il prêt-à-porter,  la moda smette di essere legata esclusivamente alle storiche grandi firme: grazie alla produzione industriale e all’avvento di nuove stoffe come il poliestere il prezzo degli abiti si abbassa notevolmente. La produzione casalinga o artigianale dei vestiti però rimane ancora una pratica comunissima, soprattutto nei centri non raggiunti dalla grande distribuzione. La moda si rivolge ai giovani e fioriscono la cosiddette “boutiques”, che segneranno i trend del decennio. 










Il 1964 è l’anno della minigonna, la scandalosa creazione di Mary Quant che farà salire vertiginosamente l’altezza degli orli.  Siamo nel cuore temporale e spaziale della nascente Swinging London e la miniskirt non fatica a imporsi come nuova moda tra le ragazze, che dismessi i tailleur delle madri e i bigodini ascoltano i Beatles, i Kinks, i Rolling Stones cercando una vita diversa dallo stereotipo della casalinga impeccabile.
Nuovi sogni, nuove suggestioni, nuove estetiche: alcune creazioni saranno particolarmente rappresentative di questo cambiamento. Il titolo della collezione con cui Andrè Courreges si presenta a Parigi nel 1965 è azzeccatissimo: Couture Future, la moda del futuro.
Silhouette ad A, abiti geometrici ed essenziali  in cui il colore dominante è il bianco. Righe, cut-out, vinile e un accessorio che sarebbe diventato di culto, i go-go boots al ginocchio. 









La stessa vena futuristica percorre le creazioni di Pierre Cardin, ancora più estremo e sperimentale. Le sue modelle, appena uscite da un romanzo sci-fi, sfoggiano sopra collant nere vestiti coloratissimi decorati con elementi geometrici  a contrasto. Nuovi materiali  e nuove forme si fanno strada assieme a un modello di femminilità più libero e fantasioso. Mentre il decolletèe passa in secondo piano le gambe si scoprono, le calze diventano una componente fondamentale del look:  nere, bianche, di pizzo o coloratissime.










L’ispirazione per Yves Saint Laurent arriva invece dall’arte. La sua collezione del 1965 ispirata a Mondrian riesce ad adattare la geometria al corpo femminile con estrema eleganza: le linee orizzontali segnano l’altezza del sopra-seno e dei fianchi, quelle verticali disegnano le simmetrie. L’impatto visivo è incredibile, il day-dress di YSL è una vera e propria opera d’arte che rimane nella storia della moda, tanto da venire ‘’copiato’’ e riproposto anche oggi. 







La moda degli anni 60 non ri fermerà certo a questo, continuando a diversificarsi e ad evolversi in stretta connessione col mondo giovanile e le influenze che lo animeranno: ma questa è un’altra storia…. e un altro post!


Un bacio, Mademoiselle Jeanne.





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Let me introduce myself… I’m Mademoiselle Jeanne, the other half of VenusInFurs (the short half :D!). On this blog I’ll write mostly “historical” articles. I’m NO expert, I just like researching about the culture that characterized the various eras, especially the contemporary ones, and sharing what excites me!
I think that the past isn’t just something that is past, gone forever, but can still be an inextinguishable   source of inspiration. We’ll focus on fashion, but there will be tons of articles about music, art, personalities, movies, and pretty much whatever is beautiful and interesting.

The sixties are my favourite decade in history of both fashion and culture, because it seems to me that at the time everything was pervaded by a fresh artistic streak (of course this is just what appears to my ‘modern’ eyes, I’m aware that reality must have been very different from the romantic outlook we often have on the past!). The music changed, becoming a means of presenting messages and ideals and turning into a generational phenomenon. Young boys and girl took charge of problems concerning civil and human rights, society and politics: the protests of American and then European students were the most visible sign of a world of contestation, artistic experimentations and attempts to create new life styles, trying to break with a past perceived as hypocrite, conservative and priggish. 

The innovative aesthetics was a reflection and a part of the cultural revolution that society experimented during the decade.  Although the first years of the sixties presented an aesthetic resembling the one of the fifties, with an irreproachable and traditional type of femininity, in the fashion world a revolution was about to begin. 

As Pret-a-porter (ready to wear) fashion spreads, Fashion stops being produced by the great historical brands only: the price of clothes gets much lower thanks to the development of new industrial productive tecniques and the introduction of new fabrics like polyester. Sewing homemade garments still remains a very common and popular, especially in the smallest towns not yet reached by the great distribution . Fashion starts to address young people, while “boutiques” start opening up in the cities. They will make the trends for all the decade.


1964 is the year  of the miniskirt, MaryQuant’s outrageous creation that will make the hemlines go up up up! We’re in the heart of the newborn “Swinging London” and the miniskirt soon becomes a major trend among the girls, which throw away their mothers tailleurs and rollers looking for a life differing from the stereotype of the perfect housewife while listening to the Beatles, the Rolling Stones, the Kinks..
New dreams, suggestions, aesthetics: some creations particularly represented this change. The title of Andrè Courreges ‘s collection, presented in Paris in 1965, is inspired: Couture Future, fashion of the future.
A-lines, essential and geometrical dresses, a triumph of white. Bold stripes, cut-outs, vinyl and a cult accessory: the go-go boots, which will become a trademark of the decade.
The same futuristic streak is found in Pierre Cardin’s creations, who was even more extreme and experimenting. His models , who looked like they had just come out of a sci-fi novel, wore colorful dresses adorned with contrasting geometrical elements. New materials, new silhouettes and shapes design a new
kind of femininity, much more fanciful and free. The décolleté was no more the main focus as the legs were uncovered by super high hemlines: stockings and tights became a new fundamental element for the outfit, black, white or in bold colors and patterns.

Yves Saint Laurent’s inspiration comes from art. His 1965 Mondrian-inspired collection succeeds in adapting geometry to the female body with unexpected elegance: in the day dresses  horizontal lines draw the heights of chest and hips, the vertical ones sign the symmetry of the body. The color blocks complete these visually striking masterpieces  that rightfully belong to the history of fashion:  remakes and similarly inspired dresses are still proposed nowadays.
Of course, this is not the endpoint of 60s fashion: it will keep evolving and diversifying itself, in strict connection with the youth and its influences – but this is another story , and another post…!

Sorry for the poor English, I’m a little out of practice… Kisses, MademoiselleJeanne